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Non é tutto oro quello che luccica

Accettare

Credo che mettersi in discussione e accettare che non vada tutto come abbiamo deciso sia la base della nostra professione (e della vita in generale).

Instagram e il web sono diventati negli ultimi anni una grande risorsa e trovo giusto prendere spunto da colleghi che condividono i loro metodi, i loro strumenti e le loro attività.

L’importante é ricordarci che:

  1. spesso vediamo solo la parte bella
  2. non sempre ció che va bene per uno va bene anche per gli altri.

Questa riflessione nasce da un sito per controllare il livello del rumore in classe che ultimamente é condiviso da molti insegnanti italiani.

Bouncy balls risorsa condivisa da insegnanti d’oltreoceano già un paio di anni fa e che ho già utilizzato.

Questo è stato uno degli esperimenti fallimentari nella mia carriera.

Io l’ho utilizzato un paio di anni fa e ‘ha fatto più danni della grandine’.

Dopo un primo esperimento positivo è scoppiato il delirio: i bambini facevano a gara per far saltare le palline.

Magari stavano in silenzio poi, nel bel mezzo dell’attività qualcuno lanciava un urlo.

Mi sono chiesta spesso perché, finché ho accettato che non tutti gli strumenti funzionano, che per 10 successi qualche caduta era naturale.

Ma non ho abbandonato le palline rimbalzine, ho solo trasformato l’attività: invece che tenere sotto controllo il rumore erano diventate i nostri 3 minuti di gioco/relax.

Raramente vedo condividere attività che non hanno funzionato, sembra che tutto ciò che viene proposto sia sempre accolto con super entusiamo.

Bhe, l’entusiasmo può anche esserci ma non sempre l’attività funziona. Ma questo é anche il bello del nostro lavoro, il lato positivo dell’essere passati da una programmazione ad una progettazione dove possiamo dire ’no, questo non é adatto o funzionale per la mia classe, devo cambiare strada’.

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Il rientro

La prima settimana dopo le vacanze natalizie è andata.

In un modo o nell’altro.

I rientri per me sono sempre un trauma perchè non sono una persona mattiniera, perciò dover rimettere la sveglia e alzarmi quando è ancora buio non fa per me.

I bambini invece sono sempre carichi al rientro. Sarà un misto di riposo, eccitazione per tutto ciò che gli è accaduto e la voglia di rivedere i compagni e, perchè no, tornare a scuola che per loro rappresenta il luogo ‘dell’indipendenza’ perchè è forse l’unico posto in cui i genitori non possono entrare, uno spazio tutto loro.

La troppa voglia di essere nuovamente a scuola è negativa quanto il non voler tornare.

La prima settimana per me è all’insegna della lentezza: dobbiamo riprendere i ritmi, riappropriarci dei giusti spazi e delle relazioni.

Importante è la correzione dei compiti. No, non dovrebbe essere un’attività noiosa e lunga perchè i compiti dovrebbero essere essenziali, equilibrati e perchè no attività trasversali, magari divertenti.

Correggere i compiti gratifica gli studenti perchè il loro ‘lavoro’ viene preso in considerazione e si legittimano gli esercizi dati che non sono un semplice riempitempo.

Altra attività che può essere un po’ lunga è ascoltare i bambini e le bambine. Per evitare che chi non sta raccontando si isoli potremmo organizzare un ‘Mostra e Racconta’: un racconto ‘interattivo’ in cui i bambini affiancano il loro parlato con gli oggetti di cui ci stanno raccontando.

Queste attività possono essere spezzate dai classici esercizi del libro per iniziare, con calma, il ripasso per le ultime verifiche da inserire in vista della chiusura del quadrimestre.

Se avete una classe multiculturale sarebbe interessante far raccontare i vari modi di vivere le festività.

Un’attività che mi piace proporre al rientro dalle vacanze è ‘Il calendario’. E’ un’attività che si sofferma su aspetti diversi a seconda della classe a cui si propone.

Esempio di calendario da utilizzare con i bambini

In linea di massima si tratta semplicemente di lavorare con il calendario: osservarlo, leggerlo, scomporlo e comporlo.

CLASSE PRIMA

Solitamente sfrutto il calendario per l’osservazione, la scomposizione e la ricomposizione. Per le classi numerose può essere una spesa acquistare o stampare un calendario, ma lavorare su e con lo strumento dà molti frutti.

CLASSI SECONDA/TERZA

In una seconda o in una classe terza si può prendere in considerazione di fargli costruire un calendario. Un foglio A4 con una griglia dove inserire il mese e i giorni, segnando anche le date importanti. La prima settimana del mese si costruisce il foglio del mese corrente e gli ultimi giorni si riprende per una discussione o per modifiche o aggiunte.

CLASSE QUARTA

Anche qua possiamo pensare di costruire il calendario a supporto dell’uso del righello, delle misure di lunghezza… Di solito mi approccio ai giorni ‘frazionandoli’. Qual è l’intero? Qual è la frazione dei giorni feriali? E quella dei festivi?

CLASSE QUINTA

Con la classe quinta mi piace fare un lavoro meno ‘materiale’ e più personale, legato anche alla sfera delle emozioni. Perciò diamo libero spazio alle discussioni sul ‘Le giornate di . . .’, i nostri giorni speciali . . .

So che un calendario è un oggetto un po’ in disuso nella sua forma cartacea, almeno, ma può dare un sacco di spunti.

E il vostro rientro com’è andato?

Avete attività particolari che avete proposto?

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Dentro la cucina

Ovvero i compiti di realtà di una volta.

‘Ah, quando ero piccola io . . .’

Si, forse l’argomento presentato così da l’idea del rimpianto dei giorni andati.

No, non è così. I giorni andati sono andati e i giorni che verranno potranno essere altrettanto, se non più belli e interessanti.

Però stavo riflettendo su una cosa.

I compiti di realtà.

I compiti di realtà, quelli fatti bene, piacciono molto e li uso spesso. Possono sembrare una novità, in realtà si tratta solo di aver ripescato qualcosa che già veniva fatto anche se principalmente in famiglia.

I compiti di realtà altro non sono che mettere le proprie conoscenze al nostro servizio per risolvere od organizzare situazioni. In altre parole facciamo lavorare le nostre competenze.

Vi suona familiare?

A me basta pensare alla vita in famiglia di quando ero piccola.

Ai pranzi e dolci preparati insieme, all’andare dal panettiere o all’alimentari per le piccole commissioni, ma anche apparecchiare e sparecchiare.

E’ vero che la società era organizzata in modo diverso, i tempi non scorrevano in modo così frenetico e molte agevolazioni e facilitazioni che oggi abbiamo non esistevano, ma . . .

Credo che ci siamo un po’ troppo adagiati sul ‘Facciamo così che è più semplice /si fa prima’.

Certo, risparmiare tempo in alcune attività può consentirci di farne altre, ma c’è veramente un vantaggio?

Io, ad esempio, adoro la spesa online soprattutto perchè mi ritrovo con il frigo vuoto e il giorno occupato da lavoro e riunioni: 20 minuti su internet e la spesa arriva in serata o il giorno dopo.

Ma ogni tanto mi piace andare al supermercato con i miei figli perchè facendo una cosa anche un po’ noiosa come la spesa si impara tanto.

Lo stesso vale per cucinare. Cucinare mi piace e mi rilassa, quando vado di fretta poi preferisco essere sola in cucina per non avere intralci, ma ho sempre organizzato momenti in cui cucinare è un’attività condivisa con i miei figli.

Oltre ad essere un modo per stare insieme, è anche un momento per mettere in pratica ciò che sappiamo fare e migliorarci.

Impastare è un’attività che i bambini adorano, così come fare travasi.

I nostri dolci, quando erano piccoli, trasformavano la cucina in un campo di battaglia : io davo a loro gli ingredienti pronti, ma anche riuscire a centrare l’enorme ciotola all’inizio era difficile.

Poi ho introdotto i numeri: gli ingredienti non erano più pronti, ma dovevano pesarli. Imparare a pesare sembra semplice ma non solo devi conoscere numeri e misure, ma anche dosare la tua forza, la velocità con cui metti gli ingredienti sulla bilancia, non appoggiarti o muovere il tavolo.

A scuola, anche prima del covid, era difficile poter realizzare progetti come la cucina, adesso impossibile. Al massimo potremmo fare la spremuta . . . Per cercare una soluzione ho iniziato a integrare le attività che facevo da piccola con gli argomenti delle lezioni e i compiti a casa :

  1. preparare la macedonia (Scienze, matematica, italiano)
  2. preparare un dolce (matematica, italiano, geografia)
  3. scoprire o riscoprire giochi all’aperto (italiano, geografia, motoria)
  4. preparare le bolle o lo slime (matematica, italiano, scienze)

Quelli sopra sono solo alcuni esempi. I genitori forse non hanno visto di buon occhio le mie attività, ma credo che alla fine sia sempre meglio fare qualcosa insieme con le proprie mani perchè l’apprendimento ha una forte componente emotiva.

Vorrei fare tutte le attività che propongo per casa in classe?

Certamente! Purtroppo tra permessi e tempo a disposizione non è possibile.

In questi giorni ci saranno le stelle cadenti e uno dei miei desideri sarà proprio poter realizzare qualche attività in cui ci si sporca (per niente rientrante nei canoni delle lezioni classiche/frontali) nei prossimi anni.

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Come partire bene a Settembre

Ovvero cosa fare in questi due mesi di vacanza

Luglio è iniziato, gli esami sono finiti. . . via con le vacanze estive. E’ adesso che gli e le insegnanti hanno veramente tempo libero.

Come sfruttarlo al meglio?

La tentazione principale, lo sappiamo tutti, è dedicarsi al niente. Per qualche giorno fa bene, poi iniziamo a non sapere cosa fare, a non ricordarci che giorno è e capiamo che dobbiamo tenerci occupati.

La tentazione di pensare alla scuola è forte. E’ adesso, con la mente e la giornata libere, che ci vengono in mente quelle bellissime attività che avremmo potuto fare; come avremmo potuto rispondere a quella persona o come avremmo potuto gestire quella situazione…

NO! Fermatevi subito!

Le vacanze servono intanto per riposarsi e staccare un po’ la mente.

Ecco qualche consiglio su come passare questi giorni in attesa che ricomincino gli impegni scolastici.

COME ARRIVARE PREPARATI A SETTEMBRE

  1. Riposatevi. Per una settimana staccate la spina, togliete la sveglia, archiviate tutte le chat scolastiche.
  2. Organizzate. Il materiale di scuola è sul mobile di salotto, sul comodino. . .? Mettetelo a posto, in una libreria (come ho fatto io la scorsa settimana – ‘La libreria‘), in un mobile, dentro delle scatole. Non averlo sempre sott’occhio gioverà al vostro relax.
  3. Divertitevi. Si, so che c’è il collega o la collega che ha già pianificato l’intero a.s. 2022/2023, ma non siamo tutti uguali. Andate a cena fuori, al mare o in montagna, riprendete in mano quel passatempo che durante i mesi di scuola lasciate indietro.
  4. La famiglia .
  5. Gli amici.
  6. Vacanze. Partite. Che sia una gita fuori porta, un weekend nella città vicina o una settimana all’estero, ma partite. Da soli, in compagnia.
  7. In-formatevi. Adesso che non abbiamo aggiornamenti di graduatorie sul collo, cercate corsi che possano interessarvi, che possano accrescervi personalmente e/o professionalmente. Personalmente non vedo l’ora che esca il calendario di Stefania-nonchiamatelamaestra.
  8. Viziatevi. Fate qualcosa solo ed esclusivamente per voi. Regalatevi qualcosa che volete da tempo o qualcosa che avete appena visto e vi mette allegria.
  9. Leggete. Qualsiasi libro a patto che non abbia niente a che fare con la scuola.
  10. Trovate un buon proposito da seguire nei mesi di scuola: un qualcosa a cui non siete riusciti a dedicare molto tempo e che vi impegnate di non abbandonarlo fino alla prossima estate.

L’estate sta finendo, ma abbiamo sempre qualcosa da fare

A scuola dobbiamo tornare, perciò prendiamoci l’ultima settimana di agosto per prepararci.

  1. Kit dell’insegnante. Preparate e organizzate tutto ciò che pensate possa servirvi per il prossimo anno scolastico: dalla borsa/zaino, alla borraccia, agli outfit.
  2. A.s. 2022/2023. Iniziamo a tirare giù qualche tappa fissa di ciò che vorremmo affrontare con gli alunni e le alunne. Dagli argomenti alle attività, perfino le uscite/la gita, tutti i punti base senza scendere troppo nel dettaglio perchè lo sappiamo: il viaggio sarà bello se sapremo adattarlo alle risposte dei bambini e delle bambine perchè ci condurranno verso strade che non avevamo lontanamente preso in considerazione.

Adesso siamo pronti: Settembre non ti temiamo!

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La libreria

Parola d’ordine decluttering.

Come vi ho anticipato lo scorso mercoledì, questa è stata la settimana del riordino delle librerie e, in generale dei materiali che utilizzo per la scuola.

Dove eravamo rimasti

Ho iniziato lunedì e finito ieri. Quattro giorni di duro lavoro. Prima di iniziare pensavo che la parte peggiore sarebbe stata separarmi da alcuni materiali cartacei che avevo creato io e alcune schede che ritenevo fondamentali. Bè, niente di più sbagliato. Ho fatto un decluttering abbastanza profondo e diversi materiali cartacei li ho digitalizzati rendendoli così sempre a disposizione e condivisibili (santo google drive!) e rivisitati per farsi si che fossero più chiari e inclusivi.

Come è finita?

Più o meno in questo modo.

Ho diviso i materiali per tipologia.

Libreria 1
Libreria 1 e 2
Libreria 2

Cosa me ne faccio di tutto questo materiale?

A volte niente. Infatti, seguendo i più classici schemi del decluttering, ho preso in mano ogni libro, ogni scheda, ogni materiale e ho penssato all’ultima volta che mi è stato utile.

Non usato, perchè difficilmente ripropongo una stessa attività a classi differenti: cerco di personalizzare il più possibile materiale e percorso in base ai bambini e alle bambine che ho davanti.

I materiali che conservo li tengo come base, guida diciamo. Di alcuni ne ho varie versione, altri non li ho mai utilizzati. Magari li ho visti utilizzare da colleghi e colleghe e ho pensato che avrebbero potuto essere utili.

Quindi cosa ho fatto questa settimana? Ho preso in mano i materiali che avevo e ho pensato quale fosse stata l’ultima volta che mi erano stati utili.

Sono partita dai materiali per la classe che avevo, una quarta.

  1. mi sono serviti quest’anno?
  2. sono stati utili a colleghi o colleghe?
  3. avrei potuto utilizzarli ma qualcosa (tipo quarantena o simili) me lo ha impedito?

Se rispondevo ‘sì’ ad almeno una di quelle domande lo tenevo, altrimenti ‘ciao, è stato bello lavorare insieme ma non mi servi più’.

Sono passata poi ai materiali per altre classi.

  1. quando ho affrontato questa classe l’ultima volta mi è stato utile?
  2. è stato utile a colleghi o colleghe?

Se una delle due domande trovava una risposta affermativa lo tenevo, altrimenti via.

Ho buttato molte cose, alcune mai utilizzate. Molte schede le ho riciclate creando blocchetti per appunti e altre le ho digitalizzate (lavoro lungo che in realtà non è ancora finito). Ho sicuramente più ordine nella libreria che corrisponde anche a più ordine mentale per me. A volte troppo materiale (e credo ancora di averne da dar via) crea solo confusione.

Nella mia libreria ho alcuni testi per le classi 1/2/3 e 4/5 che ritengo molto validi adesso, sopratutto perchè parlano in modo migliore di alcuni argomenti. Un giorno troverò il libro perfetto che li racchiude tutti!

Manca una tipologia di libro : le guide. Prima di iniziare ad insegnare credevo che le guide sarebbero state dei volumi essenziali nel mio lavoro, adesso le considero solo schede preconfezionate che non capisco come possano adattarsi ai vari percorsi che un insegnante decide di seguire nella propria classe. Personalmente gli esercizi sui libri di testo mi bastano ed avanzano, altre schede non le trovo utili. Meglio impiegare quel tempo in attività manipolative e laboratoriali.

Voi avete delle librerie di scuola? Come sono organizzate?

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Bilanci DDI didattica a distanza Insegnanti Organizzazione progettazione lezione Riunioni

A.s. 2021/2022

Pro e contro dell’anno scolastico appena finito

Possiamo ufficialmente archiviare questo anno scolastico.

Un anno particolare in cui abbiamo attraversato ogni fase della pandemia, abbiamo riorganizzato il lavoro dall’oggi al domani, abbiamo imparato a destreggiarci tra i DPCM e il burocratese (ovvero il dire tutto e niente con tanti paroloni) e, insieme, abbiamo coperto i buchi delle istruzioni che ci sono state date per prevenire i contagi a scuola. Come se non bastasse ci siamo trovati a parlare di guerra e ad accogliere bambini che stavano scappando dal loro paese.

Mai come quest’anno abbiamo fatto i salti mortali per arrivare a giugno perchè i bambini e le bambine meritano questo ed altro.

Parola d’ordine reinventarsi

Se, nonostante le varianti del Covid e le novità sulla gestione della situazione scolastica, affrontare la ‘situazione pandemia’ è stato faticoso ma fattibile perchè ormai si tratta del 3 anno, discorso diverso è stato per la guerra.

Per quanto si parli di eventi simili, primo fra tutti la Giornata della memoria il 27 gennaio, abbiamo in classe bambini e bambine che la guerra non sanno in realtà cosa sia. Anche noi insegnanti non abbiamo vissuto le atrocità della guerra, ma di sicuro lo hanno fatto i nostri nonni e molti di noi sono cresciuti con i loro racconti di un’Italia non molto lontana. I bambini e le bambine di oggi difficilmente hanno ascoltato racconti simili dai diretti interessati, la guerra è una realtà lontana, qualcosa di astratto e quasi un gioco.

Ci siamo trovati quindi a spiegare cosa sia la guerra utilizzando parole che non spaventassero ma che rendessero comunque l’idea della situazione.

Abbiamo cercato di smorzare e filtrare le mille informazioni che i bambini e le bambine ci riferivano (perchè ricordate che loro sentono tutto anche quando sembra che non ascoltino) e preparato all’ingresso di possibili e reali alunni e alunne provenienti dai paesi in guerra.

Cosa è rimasto di questi mesi?

Sono rimasti molti pensieri su ciò che abbiamo passato.

Sono rimasti dubbi sull’essere riusciti ad affrontare la situazione e la didattica nel migliore dei modi possibili.

Contro

  1. Problemi di comunicazione ministero-scuole. Abbiamo visto, ancora una volta come, chi si occupa di scuola, in realtà ne Sa molto poco. Conosce a grandi linee come funziona, ma la quotidianeità e le situazioni che gli insegnanti si trovano ad affrontare sono molto oscure per i piani alti.
  2. Siamo stati la prima linea : di informazione, di supporto e abbiamo assorbito tutte le lamentele, i dubbi e i problemi dei genitori. Lo rifaremmo, ma non è stato facile.
  3. Il riorganizzarsi all’ultimo momento. Tipo la grande idea di modificare le linee guida sui contagi l’ultimo giorno di scuola. Nemmeno noi insegnati sapevamo bene come agire e molti hanno temuto per i familiari.
  4. Le lamentele/Genitori. Su tutto dalle mascherine al distanziamento sopratutto sostenute da ‘Ma tanto ha già avuto il covid’. Ecco, una delle frasi che ho ripetuto più spesso quest’anno è stata ‘Capisco, ma non tutto l’hanno avuto e anche voi potreste riprenderlo’.
  5. Le lamentele/Insegnanti. Dal vaccino alle mascherine, passando per ‘ma al ristorante’ , ‘ma in palestra’ fino ad arrivare ‘secondo me l’hanno fatto di proposito’. Non so voi, ma io a sentire certe affermazioni qualche domanda me la sono fatta…
  6. La DDI. Ecco, tra tutte le invenzioni dell’umanità la DidatticaDigitaleIntegrata è la peggiore. Il male assoluto. Ciò che può portare qualsiasi essere umano alla pazzia. E non perchè la connessione internet nelle scuole non funziona, ma proprio per come è stata pensata.

Pro

  1. La forza dei bambini e delle bambine che si sono adattati a tutto, che hanno saputo agire e reagire meglio di tanti adulti.
  2. La tecnologia. Qui sono di parte, ma credo che nelle scuole computer e TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) siano troppo sottovalutati. E’ inutile negare che sia una delle competenze necessarie che i bambini dovranno sviluppare.
  3. Le riunioni a distanza. La comodità di non dover tornare a scuola o avere due ore di buco, stare sul divano, alla scrivania, al tavolo con la temperatura ideale, una bella tazza di tè, caffè, coca cola a portata di mano e di essere subito a casa una volta finita la riunione.
  4. I corsi a distanza. Non so quanti corsi ho seguito in questi due anni. Corsi a cui normalmente avrei dovuto rinunciare.
  5. Le conoscenze. Questo blog e il profilo instagram sono nati proprio a inizio pandemia per non perdere i contatti con gli altri. Nel tempo ho conosciuto professionisti che, come me, hanno utilizzato i social per rimanere in contatto con le persone.
  6. Flessibilità didattica. Abbiamo imparato che non sempre ciò che ha funzionato può andare bene in ogni contesto (si, so che questo già avremmo dovuto saperlo, ma non l’avevano capito proprio tutti), che si può arrivare allo stesso risultato seguendo strade diverse (come sopra) e che esistono molti modi di fare didattica : solo i limiti che ci poniamo noi possono fermarci (vedi sopra anche qui).

Quindi?

Quindi vi dico che quest’anno è stato pesante e faticoso. Ma per quanto la pandemia è stata (ed è ) un’esperienza bruttissima, possiamo provare ad apprezzarne i – pochi – lati positivi come l’essere flessibili e adattabili, che ‘la presenza’ non è l’unico modo per rapportarsi e che la tecnologia non è quel mostro cattivo che pensavamo fosse.