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Dentro la cucina

Ovvero i compiti di realtà di una volta.

‘Ah, quando ero piccola io . . .’

Si, forse l’argomento presentato così da l’idea del rimpianto dei giorni andati.

No, non è così. I giorni andati sono andati e i giorni che verranno potranno essere altrettanto, se non più belli e interessanti.

Però stavo riflettendo su una cosa.

I compiti di realtà.

I compiti di realtà, quelli fatti bene, piacciono molto e li uso spesso. Possono sembrare una novità, in realtà si tratta solo di aver ripescato qualcosa che già veniva fatto anche se principalmente in famiglia.

I compiti di realtà altro non sono che mettere le proprie conoscenze al nostro servizio per risolvere od organizzare situazioni. In altre parole facciamo lavorare le nostre competenze.

Vi suona familiare?

A me basta pensare alla vita in famiglia di quando ero piccola.

Ai pranzi e dolci preparati insieme, all’andare dal panettiere o all’alimentari per le piccole commissioni, ma anche apparecchiare e sparecchiare.

E’ vero che la società era organizzata in modo diverso, i tempi non scorrevano in modo così frenetico e molte agevolazioni e facilitazioni che oggi abbiamo non esistevano, ma . . .

Credo che ci siamo un po’ troppo adagiati sul ‘Facciamo così che è più semplice /si fa prima’.

Certo, risparmiare tempo in alcune attività può consentirci di farne altre, ma c’è veramente un vantaggio?

Io, ad esempio, adoro la spesa online soprattutto perchè mi ritrovo con il frigo vuoto e il giorno occupato da lavoro e riunioni: 20 minuti su internet e la spesa arriva in serata o il giorno dopo.

Ma ogni tanto mi piace andare al supermercato con i miei figli perchè facendo una cosa anche un po’ noiosa come la spesa si impara tanto.

Lo stesso vale per cucinare. Cucinare mi piace e mi rilassa, quando vado di fretta poi preferisco essere sola in cucina per non avere intralci, ma ho sempre organizzato momenti in cui cucinare è un’attività condivisa con i miei figli.

Oltre ad essere un modo per stare insieme, è anche un momento per mettere in pratica ciò che sappiamo fare e migliorarci.

Impastare è un’attività che i bambini adorano, così come fare travasi.

I nostri dolci, quando erano piccoli, trasformavano la cucina in un campo di battaglia : io davo a loro gli ingredienti pronti, ma anche riuscire a centrare l’enorme ciotola all’inizio era difficile.

Poi ho introdotto i numeri: gli ingredienti non erano più pronti, ma dovevano pesarli. Imparare a pesare sembra semplice ma non solo devi conoscere numeri e misure, ma anche dosare la tua forza, la velocità con cui metti gli ingredienti sulla bilancia, non appoggiarti o muovere il tavolo.

A scuola, anche prima del covid, era difficile poter realizzare progetti come la cucina, adesso impossibile. Al massimo potremmo fare la spremuta . . . Per cercare una soluzione ho iniziato a integrare le attività che facevo da piccola con gli argomenti delle lezioni e i compiti a casa :

  1. preparare la macedonia (Scienze, matematica, italiano)
  2. preparare un dolce (matematica, italiano, geografia)
  3. scoprire o riscoprire giochi all’aperto (italiano, geografia, motoria)
  4. preparare le bolle o lo slime (matematica, italiano, scienze)

Quelli sopra sono solo alcuni esempi. I genitori forse non hanno visto di buon occhio le mie attività, ma credo che alla fine sia sempre meglio fare qualcosa insieme con le proprie mani perchè l’apprendimento ha una forte componente emotiva.

Vorrei fare tutte le attività che propongo per casa in classe?

Certamente! Purtroppo tra permessi e tempo a disposizione non è possibile.

In questi giorni ci saranno le stelle cadenti e uno dei miei desideri sarà proprio poter realizzare qualche attività in cui ci si sporca (per niente rientrante nei canoni delle lezioni classiche/frontali) nei prossimi anni.

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Motricità

Strumento essenziale per conoscere il mondo

Di motricità se ne parla tanto perché si riconosce il suo ruolo essenziale nello sviluppo. Ma non possiamo improvvisarci grandi esperti e neppure esperti. Esiste una figura professionale, lo psicomotricità dell’età evolutiva, che si occupa appunto, di questo argomento.
Diverse scuole dell’infanzia hanno nel Ptof, progetti di psicomotricità condotti da personale esterno.

Secondo me sono percorsi che dovrebbero essere integrati sia all’infanzia che alla primaria (dove, però, si ritiene che la motricità, fine e grossolana, non sia tema di attività, in molti casi), ma che solitamente sono sovvenzionati dai genitori e hanno un monte ore esiguo.

Cosa possiamo fare noi insegnanti?
Non molto, ma qualcosa si.

Affidarci ai consigli dei professionisti, in primis, ma anche proporre altre attività. Ad esempio ho trovato all’Ikea dei piccoli oggetti che potrebbero fare al caso nostro

Si trovano nel reparto lavanderia. Cosa saranno?
Sul retro c’é il disegno del contenuto, come vedete a tema lavanderia.

Cosa sono?

Delle sagome di plastica con un foro al centro in cui, secondo l’uso originario, servono per tenere appaiati i calzini durante il lavaggio.

Già così sono oggetti geniali.

Appena li ho visti ho pensato all’uso che se ne potrebbe fare a scuola, sia infanzia che primaria , ovvero utilizzarli per sviluppare o migliorare la manualità inserendo ritagli di tessuti invece che i calzini da lavare.

Come utilizzarli quindi?
Guarda il mio video
Si utilizzano in modo molto semplice e possono far parte di un percorso .

Idea di percorso:

  • I mestieri (quindi sia come lavoratore in lavanderia, sia come gestione del bucato);
  • I materiali (i materiali morbidi passeranno nell’apertura, i materiali duri/solidi no)
  • Salviamo i calzini ( discriminazione visiva e motricità: trovare i calzini di un certo colore e farli passare nell’apertura)

Sicuramente ci saranno altri modi per usare questi piccoli oggetti e altri percorsi da poter progettare, quelli sopra sono i primi a cui ho pensato utilizzabili sia all’infanzia che alla primaria.

Se vi vengono in mente altre idee fatemele sapere!