Credo che mettersi in discussione e accettare che non vada tutto come abbiamo deciso sia la base della nostra professione (e della vita in generale).
Instagram e il web sono diventati negli ultimi anni una grande risorsa e trovo giusto prendere spunto da colleghi che condividono i loro metodi, i loro strumenti e le loro attività.
L’importante é ricordarci che:
spesso vediamo solo la parte bella
non sempre ció che va bene per uno va bene anche per gli altri.
Questa riflessione nasce da un sito per controllare il livello del rumore in classe che ultimamente é condiviso da molti insegnanti italiani.
Bouncy balls risorsa condivisa da insegnanti d’oltreoceano già un paio di anni fa e che ho già utilizzato.
Questo è stato uno degli esperimenti fallimentari nella mia carriera.
Io l’ho utilizzato un paio di anni fa e ‘ha fatto più danni della grandine’.
Dopo un primo esperimento positivo è scoppiato il delirio: i bambini facevano a gara per far saltare le palline.
Magari stavano in silenzio poi, nel bel mezzo dell’attività qualcuno lanciava un urlo.
Mi sono chiesta spesso perché, finché ho accettato che non tutti gli strumenti funzionano, che per 10 successi qualche caduta era naturale.
Ma non ho abbandonato le palline rimbalzine, ho solo trasformato l’attività: invece che tenere sotto controllo il rumore erano diventate i nostri 3 minuti di gioco/relax.
Raramente vedo condividere attività che non hanno funzionato, sembra che tutto ciò che viene proposto sia sempre accolto con super entusiamo.
Bhe, l’entusiasmo può anche esserci ma non sempre l’attività funziona. Ma questo é anche il bello del nostro lavoro, il lato positivo dell’essere passati da una programmazione ad una progettazione dove possiamo dire ’no, questo non é adatto o funzionale per la mia classe, devo cambiare strada’.
Parlare delle vacanze degli altri paesi aiuta i bambini ad entrare in contatto con le altre culture, con l’altro, con il diverso da noi.
Partire dal quotidiano, dalla vita reale è sempre il modo migliore per far avvicinare i bambini e le bambine alle novità.
Se poi abbiamo una classe multiculturale sarà ancora più facile perchè gli spunti per allargare le nostre conoscenze saranno all’ordine del giorno.
A me piace introdurre ogni argomento con una storia. A volte la storia si trova facilmente; a volte non si trova per niente e dobbiamo improvvisarci scrittori; altre volte ancora è proprio sotto i nostri occhi.
Quest’anno ho deciso di parlare del capodanno e dello zodiaco cinese. Alcuni bambini già conoscevano la storia (in una delle sue tante versioni) e mi hanno aiutato a raccontarla.
Gli animali dello zodiaco cinese
Tanto tempo fa viveva un Dio che aveva creato il mondo.
Un giorno il Dio sentì che la sua fine era vicina e decise di dare una grande festa invitando i suoi amici animali: il gatto, il topo, il bue, il cavallo, la pecora, il cinghiale, il coniglio, il serpente, il dragone, il cane, la scimmia, il gallo e la tigre.
Non tutti gli animali andavano d'accordo fra loro, sopratutto il topo che voleva essere il preferito del Dio.
Qualche giorno prima della festa il Topo andò dal Gatto e gli disse che la festa era stata spostata. Il Gatto si fidò del Topo e il giorno della festa non andò.
Il Topo invece arrivo per primo salendo sulla testa del Bue.
Il Dio contento per aver festeggiato insieme agli animali decise che da allora ogni anno sarebbe stato dedicato ad uno di loro dodici iniziando proprio dal ''fedele'' Topo.
Il Gatto, che non aveva partecipato alla festa fu escluso.
Questa è una delle storie che vengono raccontate sullo zodiaco, esiste anche una versione in cui gli animali prendono parte ad una gara (che è quella che conoscevano i miei alunni).
Qui la versione della gara con spiegazione sugli animali scelti.
La storia può essere utilizzata per parlare di molti argomenti:
una cultura diversa
gli animali (scienze e inglese)
i miti e le leggende
Oppure possiamo realizzarne una storia a fumetti, divertirsi a scoprire il nostro segno nello zodiaco cinese, ”prevedere” utilizzando la matematica quali saranno i prossimi segni zodiacali. . .
So che, sopratutto a gennaio, il tempo non sembra mai essere abbastanza, ma legare la spiegazione di un argomento ad un evento del periodo aiuterà tutti (noi insegnanti e loro studenti e studentesse).
In mezzo a tante attività classiche possiamo proporne di alternative.
In realtà l’attività di base in se rimane la stessa, ma la portiamo dentro un contesto più attivo, laboratoriale e ludico.
Premesso che per me tutte le attività di ogni materia possano essere affrontate in diversi modi più accattivanti di quelli tradizionali, ci sono indubbiamente argomenti o materie più predisposti.
Fra tutte le materie, quella che credo universalmente si presti meglio è la matematica.
Il mio approccio con le attività alternative è partito dai giochi di società quindi utilizzando strumenti come i dadi e le carte.
Nella mia borsa da supplente non sono mai mancati un sacchettino di dai e due mazzi di carte.
I DADI
Senza ombra di dubbio l’attività più semplice e più conosciuta per l’utilizzo dei dadi è rappresentata dai giochi da tavola.
Esistono tantissimi template del gioco dell’oca da poter personalizzare.
Se invece cercate qualcosa di più intrigante su ‘Il Piccolo Friedrich’ trovate molte attività da poter proporre.
‘Cosa fare con … un dado?’ Queste attività sono state pensate e messe in pratica in classe prima, sono perciò un’ottima base da cui partire per poterle adeguare alle classi successive.
Un altro sito con spunti interessanti è Redooc che spiega dettagliatamente alcune attività da fare.
Dadi con 20 e 30 facce, dadi come matrioske
Un dado però può avere altro oltre ai numeri
Numeri, simboli e figure
I dadi sono versatili e possono essere utilizzati ad italiano per aumentare la conoscenza dei vocaboli o per creare storie/frasi; possono essere utilizzati nell’imparare una lingua straniere oppure a storia e perfino a motoria e arte.
Le attività possono essere diverse e se non trovate un dado con gli argomenti che vi interessano o della grande adeguata, potete sempre costruirlo!
Dado utilizzato per attività sul corpo per bambini di infanzia/prima primaria. Mi serviva senza scritte, con disegni semplici e grande. Questo è circa 20 x 20
I dadi sono utilissimi quando capitano quelle supplenze di 1/2 giorni in cui magari non avete indicazioni da parte dell’insegnante che andrete a sostituire. Fin dall’inizio sono sempre stati nella mia borsa insieme ad attività semplici, da poter fare in coppia come ‘Roll the dice’
Attività che si può adattare alle vostre necessità.
La prima settimana dopo le vacanze natalizie è andata.
In un modo o nell’altro.
I rientri per me sono sempre un trauma perchè non sono una persona mattiniera, perciò dover rimettere la sveglia e alzarmi quando è ancora buio non fa per me.
I bambini invece sono sempre carichi al rientro. Sarà un misto di riposo, eccitazione per tutto ciò che gli è accaduto e la voglia di rivedere i compagni e, perchè no, tornare a scuola che per loro rappresenta il luogo ‘dell’indipendenza’ perchè è forse l’unico posto in cui i genitori non possono entrare, uno spazio tutto loro.
La troppa voglia di essere nuovamente a scuola è negativa quanto il non voler tornare.
La prima settimana per me è all’insegna della lentezza: dobbiamo riprendere i ritmi, riappropriarci dei giusti spazi e delle relazioni.
Importante è la correzione dei compiti. No, non dovrebbe essere un’attività noiosa e lunga perchè i compiti dovrebbero essere essenziali, equilibrati e perchè no attività trasversali, magari divertenti.
Correggere i compiti gratifica gli studenti perchè il loro ‘lavoro’ viene preso in considerazione e si legittimano gli esercizi dati che non sono un semplice riempitempo.
Altra attività che può essere un po’ lunga è ascoltare i bambini e le bambine. Per evitare che chi non sta raccontando si isoli potremmo organizzare un ‘Mostra e Racconta’: un racconto ‘interattivo’ in cui i bambini affiancano il loro parlato con gli oggetti di cui ci stanno raccontando.
Queste attività possono essere spezzate dai classici esercizi del libro per iniziare, con calma, il ripasso per le ultime verifiche da inserire in vista della chiusura del quadrimestre.
Se avete una classe multiculturale sarebbe interessante far raccontare i vari modi di vivere le festività.
Un’attività che mi piace proporre al rientro dalle vacanze è ‘Il calendario’. E’ un’attività che si sofferma su aspetti diversi a seconda della classe a cui si propone.
Esempio di calendario da utilizzare con i bambini
In linea di massima si tratta semplicemente di lavorare con il calendario: osservarlo, leggerlo, scomporlo e comporlo.
CLASSE PRIMA
Solitamente sfrutto il calendario per l’osservazione, la scomposizione e la ricomposizione. Per le classi numerose può essere una spesa acquistare o stampare un calendario, ma lavorare su e con lo strumento dà molti frutti.
CLASSI SECONDA/TERZA
In una seconda o in una classe terza si può prendere in considerazione di fargli costruire un calendario. Un foglio A4 con una griglia dove inserire il mese e i giorni, segnando anche le date importanti. La prima settimana del mese si costruisce il foglio del mese corrente e gli ultimi giorni si riprende per una discussione o per modifiche o aggiunte.
CLASSE QUARTA
Anche qua possiamo pensare di costruire il calendario a supporto dell’uso del righello, delle misure di lunghezza… Di solito mi approccio ai giorni ‘frazionandoli’. Qual è l’intero? Qual è la frazione dei giorni feriali? E quella dei festivi?
CLASSE QUINTA
Con la classe quinta mi piace fare un lavoro meno ‘materiale’ e più personale, legato anche alla sfera delle emozioni. Perciò diamo libero spazio alle discussioni sul ‘Le giornate di . . .’, i nostri giorni speciali . . .
So che un calendario è un oggetto un po’ in disuso nella sua forma cartacea, almeno, ma può dare un sacco di spunti.
Si, forse l’argomento presentato così da l’idea del rimpianto dei giorni andati.
No, non è così. I giorni andati sono andati e i giorni che verranno potranno essere altrettanto, se non più belli e interessanti.
Però stavo riflettendo su una cosa.
I compiti di realtà.
I compiti di realtà, quelli fatti bene, piacciono molto e li uso spesso. Possono sembrare una novità, in realtà si tratta solo di aver ripescato qualcosa che già veniva fatto anche se principalmente in famiglia.
I compiti di realtà altro non sono che mettere le proprie conoscenze al nostro servizio per risolvere od organizzare situazioni. In altre parole facciamo lavorare le nostre competenze.
Vi suona familiare?
A me basta pensare alla vita in famiglia di quando ero piccola.
Ai pranzi e dolci preparati insieme, all’andare dal panettiere o all’alimentari per le piccole commissioni, ma anche apparecchiare e sparecchiare.
E’ vero che la società era organizzata in modo diverso, i tempi non scorrevano in modo così frenetico e molte agevolazioni e facilitazioni che oggi abbiamo non esistevano, ma . . .
Credo che ci siamo un po’ troppo adagiati sul ‘Facciamo così che è più semplice /si fa prima’.
Certo, risparmiare tempo in alcune attività può consentirci di farne altre, ma c’è veramente un vantaggio?
Io, ad esempio, adoro la spesa online soprattutto perchè mi ritrovo con il frigo vuoto e il giorno occupato da lavoro e riunioni: 20 minuti su internet e la spesa arriva in serata o il giorno dopo.
Ma ogni tanto mi piace andare al supermercato con i miei figli perchè facendo una cosa anche un po’ noiosa come la spesa si impara tanto.
Lo stesso vale per cucinare. Cucinare mi piace e mi rilassa, quando vado di fretta poi preferisco essere sola in cucina per non avere intralci, ma ho sempre organizzato momenti in cui cucinare è un’attività condivisa con i miei figli.
Oltre ad essere un modo per stare insieme, è anche un momento per mettere in pratica ciò che sappiamo fare e migliorarci.
Impastare è un’attività che i bambini adorano, così come fare travasi.
I nostri dolci, quando erano piccoli, trasformavano la cucina in un campo di battaglia : io davo a loro gli ingredienti pronti, ma anche riuscire a centrare l’enorme ciotola all’inizio era difficile.
Poi ho introdotto i numeri: gli ingredienti non erano più pronti, ma dovevano pesarli. Imparare a pesare sembra semplice ma non solo devi conoscere numeri e misure, ma anche dosare la tua forza, la velocità con cui metti gli ingredienti sulla bilancia, non appoggiarti o muovere il tavolo.
A scuola, anche prima del covid, era difficile poter realizzare progetti come la cucina, adesso impossibile. Al massimo potremmo fare la spremuta . . . Per cercare una soluzione ho iniziato a integrare le attività che facevo da piccola con gli argomenti delle lezioni e i compiti a casa :
preparare la macedonia (Scienze, matematica, italiano)
preparare un dolce (matematica, italiano, geografia)
scoprire o riscoprire giochi all’aperto (italiano, geografia, motoria)
preparare le bolle o lo slime (matematica, italiano, scienze)
Quelli sopra sono solo alcuni esempi. I genitori forse non hanno visto di buon occhio le mie attività, ma credo che alla fine sia sempre meglio fare qualcosa insieme con le proprie mani perchè l’apprendimento ha una forte componente emotiva.
Vorrei fare tutte le attività che propongo per casa in classe?
Certamente! Purtroppo tra permessi e tempo a disposizione non è possibile.
In questi giorni ci saranno le stelle cadenti e uno dei miei desideri sarà proprio poter realizzare qualche attività in cui ci si sporca (per niente rientrante nei canoni delle lezioni classiche/frontali) nei prossimi anni.
Ovvero districarsi tra le opzioni della piattaforma per scegliere le supplenze per il prossimo anno scolastico
Tra la fine di luglio e il primo di agosto moltissime province hanno pubblicato le GPS (graduatorie provinciali per le supplenze).
Il 2 agosto si è aperta la possibilità di scegliere le sedi in cui ottenre supplenze per il prossimo, ormai alle porte, anno scolastico. Possibilità che si chiuderà il 16 agosto alle 14.
Qual è il prossimo passo?
Adesso è il momento di inserire da Istanze on line le preferenze.
RINFRESCHIAMOCI LA MEMORIA
Classi di concorso AAAA infanzia – ADAA sostegno infanzia – EEEE primaria – EEIL primaria inglese – ADEE sostegno primaria
Se non compilo o rinuncio sarò escluso/esclusa perciò le scelte devono essere valutate con attenzione.
Cosa bisogna tenere presente nella scelta
Distanza. Le scuole sono molte, i comprensivi possono coprire distanze e o territori non indifferenti. Analizza la tua situazione e quella del territorio: posso spostarmi/raggiungere la scuola senza difficoltà? Ho la macchina, ci sono i mezzi pubblici, il tempo per il tragitto è compatibile con gli altri impegni inderogabili che ho? Dovete farvi queste domande sia perchè rinunciare poi porterà all’esclusione, ma anche perchè non potete pensare che poi saranno i futuri colleghi a spostare tutto il loro orario perchè voi non vi siete adeguatamente organizzati.
Preferenze. Ci sono scuole in cui proprio non vorresti andare ? In passato ci sono stati dei problemi in un certo plesso con colleghe o dirigente? Non ti trovi con il metodo scelto ? Che sia modulo o tempo pieno, Senza zaino o montessori . . .
Disponibilità. Non mi interessa cosa mi assegneranno l’importante è lavorare? Magari al momento hai un altro impiego o c’è la possibilità in un futuro vicino di poter iniziare un’attività part time. Oppure è il tuo primo anno e preferisci entrare con calma, con un incarico di poche ore o chissà cosa.
Adesso siamo pronti per iniziare
Per scegliere si deve andare su istanze on line. Il primo giorno, oltre al ritardo con cui la procedura è stata aperta, diversi hanno avuto un problema di visualizzazione: non avevano la sezione dedicata.
Una volta effettuato l’accesso vedrete questa schermata
La prima sezione non è modificabile. L’ultima deve essere compilata solo da chi risulta intestatario di legge 104. Ciò che ci interessa è la penultima sezione ‘Espressione preferenze’.
La piattaforma è di facile utilizzo in realtà. Dobbiamo però stare attenti all’ormai famoso, algoritmo. Che non agisce come molte ipotesi che avete sentito, (la migliore secondo me è che il sistema riesce a capire quanti secondo il mouse si ferma su una determinata scelta…) ma semplicemente segue un ordine.
Prima di capire l’ordine vediamo come procedere con la scelta.
PRIMA SCELTA
La prima scelta è la classe di concorso. Potete selezionare solo una classe di concorso alla volta, scegliere una scuola alla volta e salvare la preferenza.
SECONDA SCELTA
SCUOLA in realtà è una dicitura fuorviante: non si scelgono le singole scuole (cosa che ci avrebbe fatto immensamente piacere) ma i comprensivi. Vi appariranno perciò solo una scuola per comprensivo, la scuola ‘capofila’ che non è detto sia quella con la segreteria.
COMUNE in questo caso non si possono scegliere neppure gli istituti comprensivi: selezionando ‘COMUNE’ si dichiara la preferenza per tutte le scuole presenti in quel comune.
DISTRETTO si tratta di una zona territoriale più grande del comune che può comprendere quindi scuole appartenenti a comuni diversi. Per sapere l’ampiezza dei distretti della vostra zona dovrete cercare il nome del distretto (ad esempio da me c’è il distretto 003 ) su internet e troverete la zona che copre. Come per la scelta che riguarda il comune, se si sceglie distretto daremo la preferenza per tutte le scuole presenti.
DISTRETTO-BIS se si sceglie distretto appariranno in una colonna sulla destra, altre opzioni come ‘Scuola in ospedale’ o ‘Scuola carceraria’: potrete selezionarle se vorreste essere presi in considerazione.
TERZA SCELTA
Selezionare il comune di preferenza.
QUARTA SCELTA
Scelto il comune apparirà l’elenco delle scuole presenti, una per comprensivo.
A questo punto sceglierete la scuola presente nella lista in rappresentanza del comprensivo in cui vorreste ricoprire una supplenza.
ATTENZIONE! Si può selezionare solo una scuola alla volta. Ogni scuola è una preferenza e dovrete ripartire dalla ‘PRIMA SCELTA’.
CONSIGLI PER L’USO
La scelta delle preferenze, quando vi siete fatti un’idea è semplice, sono pochi passaggi anche se ripetuti per ogni classe di concorso e per ogni istituto comprensivo.
Se non avete limitazioni è più conveniente, parlando di tempo, scegliere direttamente i comuni al secondo passaggio invece che le scuole.
Se avete delle preferenze scegliete i singoli istituti (ricordatevi che non potete esprimere una preferenza per i singoli plessi).
Se volete avere più possibilità di ottenere una supplenza in un determinato istituto mettetelo nelle prime posizioni.
Preferenze
In rosso l’ordine di preferenza.
In verde le classi di concorso.
In viola l’istituto comprensivo.
In nero le frecce che mi permettono di cambiare posizione (quindi preferenza).
Nella foto si nota la preferenza ricada sull’istituto infatti le prime tre posizioni sono occupate dallo stesso istituto comprensivo. Volendo ottenere una supplenza in quell’istituto è giusto averlo nelle prime tre posizioni selezionando le varie classi di concorso.
Poter dare una singola preferenza alla volta (combo cdc – scuola) è lungo se si pensa al tempo impiegato, ma ci offre l’opportunità di avere più possibilità di ottenere una supplenza in un istituto preferito.
LO SPEZZONE SA DA FARE?
No.
Lo spezzone sinceramente lo consiglio alla secondaria di primo e secondo grado in cui molte cattedre sono già spezzoni. All’infanzia e alla primaria la situazione è più complessa.
Se volete metterli però dovete stare attenti e attente a :
metterli per ultimi, dopo aver espresso le preferenze per le cattedre intere. Quindi avrò tutti gli istituti comprensivi che mi interessano, per le classi di concorso che mi interessano con spuntato le opzioni ‘annuale’, ‘fino al termine delle attività’, dopo inizieranno gli stessi istituti comprensivi ma con spuntata l’opzione ‘spezzoni’.
quando spunterete l’opzione ‘spezzoni’ avrete altre scelte da fare : l’orario degli spezzoni e dove vorreste avere il completamento (che non è automatico nè obbligatorio in tutti i casi, perciò non pensate di scegliere lo spezzone ‘perchè tanto poi avrò il completamento’, quello ci sarà solo se già previsto).Per il completamento sempre meglio scegliere il comune perchè vanno calcolati i tempi di viaggio tra una scuola e l’altra.
Perchè non selezionare lo ‘spezzone’ insieme alle altre tipologie di contratto? Perchè se avete scelto lo spezzone per una preferenza in alto nella lista vi assegneranno quello e non, magari un posto annuale solo perchè posizionato più in basso.
MA QUINDI COME FUNZIONA QUESTO ALGORITMO?
Funziona in un modo semplicissimo:
E’ il vostro turno
Viene presa in considerazione la prima preferenza della lista
In quell’istituto/comune ci sono posti liberi?
SI. Controlla le vostre preferenze orarie e vi assegna una supplenza se c’è.
NO. Passa alla preferenza successiva.
Ecco perchè è necessario compilare le preferenze con calma stando attenti alle scelte fatte e all’ordine con cui le avete inserite.
Non fatelo da soli, trovatevi con un collega o una collega, con un amico o amica, con un familiare.
Opportunità dei ceti benestanti e importanti di istruire la classe dirigente e il popolo quel tanto che bastava, per le persone di avere un lavoro socialmente ben visto (sopratutto per le donne).
Negli anni la formazione del docente, praticamente assente all’inizio, ha seguito un suo percorso andando, a grandi linee, a rendersi sempre più specialistica e centrata sul lavoro.
Il percorso vissuto dalla scuola e dagli insegnanti è descritto egregiamente nel libro di Santamaita che credo debba essere nella libreria di qualsiasi insegnante perchè non si può scegliere un lavoro senza conoscere le sue origini.
COME SI DIVENTA INSEGNANTI OGGI?
Ecco cosa dovete sapere se pensate che insegnare sarà il vostro lavoro.
Per poter insegnare, indipendentemente dal grado di scuola, è necessaria una laurea magistrale.
INFANZIA e PRIMARIA : Laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria.
SCUOLA SUPERIORE (I E II grado) : Laurea magistrale. In base alla vostra laurea potrete insegnare determinate materie. Classi di concorso.
INFANZIA E PRIMARIA
Essendo io una maestra, vi parlerò della formazione che conosco meglio, quella che è servita a me ovvero la laurea in Scienze della Formazione Primaria (SFP).
Il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria ha visto la luce in tempi recenti (1998-1999) e lentamente è stato introdotto da molte università.
Dove posso studiare SFP? Ecco un elenco di dove il corso è attivo.
Piccola curiosità: l’Università di Pisa, che proprio l’ultima delle università non è, ha attivato SFP nell’a.a. 2017/2018 perciò a ottobre inizierà il primo 5 anno e nel 2023 ci saranno i primi laureati e le prime laureate.
Nonostante il corso sia giovane, ha già affrontato cambiamenti importanti: è passato da 4 a 5 anni, ha visto i percorsi di infanzia e primaria prima divisi poi uniti, ha introdotto un percorso facoltativo sul sostegno che poi è stato tolto.
Quindi?
Chi si vuole iscrivere a SFP dovrà :
sostenere un esame di ammissione. Le domande possono essere fatte in questo periodo fino a fine agosto/prima settimana di settembre. Il test sarà il 20 settembre.
si tratta di una laurea magistrale a ciclo unico ovvero 5 anni. in questi 5 anni si affrontano materie inerenti al mondo della scuola e all’insegnamento. Alcune possono essere propedeutiche.
le lezioni non avranno frequenza obbligatoria, ma ci saranno dei laboratori (quasi uno per materia) da frequentare obbligatoriamente e che richiederanno la produzione di elaborati di varia tipologia.
il tirocinio è obbligatorio e prevede una parte in università con il tutor universitario ed una parte da svolgere in entrambi gli ordini di scuola solitamente in un certo periodo di tempo ( io ho avuto al massimo 5 mesi). Il tirocinio sul campo inizia al 2° anno.
potrete lavorare a scuola molto presto. Teoricamente prima del 3 anno non avrete tante conoscenze o competenze per poter gestire una classe, ma negli anni passati, vista la carenza di personale, sono stati assunti supplenti anche del primo anno.
usufruite delle esperienze extra se l’università ne offre.Magari rallenterete esami o tirocinio, ma ne sarà valsa la pena.
alla fine del percorso potrete insegnare alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria.
E dopo la laurea?
Puoi scegliere se fermarti oppure continuare con altri corsi che possono essere master per approfondire alcuni argomenti o il TFA ovvero, detto molto semplicemente, il corso di specializzazione sul sostegno.
Qualunque cosa sceglierai di fare sappi che dopo la laurea arriva il bello.
Principalmente per due motivi
potrai partecipare ad incontri teorici sul reclutamento degli insegnanti, ma finchè non sarai dentro il meccanismo non lo capirai mai appieno (e forse nemmeno dopo).
il reclutamento, come tutta la storia della scuola, è molto legato alla società e al governo. Adesso è in un certo modo, il prossimo anno potrebbe cambiare.
Il reclutamento
Sentirai tante sigle : GAE, GI, GM, GPS ,MAD. . .
GAE: graduatorie ad esaurimento. A te non interessano.
GI: graduatorie d’istituto. Anche queste ti interessano poco.
GM: graduatorie di merito. Derivano dai concorsi, ma non necessariamente vengono create.
GPS : graduatorie provinciali per le supplenze, ciò che al momento è più probabile interessi i neo laureati. Probabile perchè hanno delle finestre di apertura: la prima c’è stata nel 2020, la seconda a maggio di quest’anno. Dovrebbero essere bimestrali perciò consentire nuovi inserimenti nel 2024. Sono le graduatorie ufficiali del MIUR da cui vengono assegnate le supplenze.
MAD : messa a disposizione. Una dichiarazione in cui affermi di avere certi titoli che possono essere presi in considerazione per coprire delle supplenze. Vengono gestite dalle singole scuole che spesso hanno un form dedicato sul loro sito aperto in un certo lasso di tempo. Le MAD sono uno strumento molto utile ma anche pericoloso.Utile perchè si può rimanere fuori dalle GPS per tanti motivi che poco hanno a che vedere con la tua preparazione perciò possono essere assunti insegnanti validi; pericoloso perchè tutti possono inviare una MAD e se io scuola sono alla disperata ricerca di supplenti posso decidere di chiamare anche persone senza esperienza o con titoli che poco hanno a che fare con un certo grado di scuola. Se le utilizzerete, fatelo con coscienza.
Qualche piccolo consiglio
Per insegnare non basta la passione.
Bisogna avere conoscenze, abilità e competenze che riguardano vari campi sia la materia in sé che affronteremo in classe, sia come stare in classe, come rivolgerci agli studenti e alle studentesse . . .
Un pezzo di carta non fa di te un insegnante fatto e finito.
Che tu abbia un diploma magistrale o una laurea poco importa se non riesci a gestire la classe o non ti aggiorni. Purtroppo e per fortuna, insegnare non è un lavoro come un altro, ma richiede costanza, impegno, coinvolgimento e passione.
I figli non c’entrano.
Avere dei figli ed averli aiutati a scuola non ti ha donato competenze per insegnare; non avere figli non vuol dire che non si possa essere un eccellente educatore.
Essere un genitore ed essere un insegnante per quanto abbiano alcuni punti in comune, non sono la stessa cosa.
I colleghi saranno la tua nuova famiglia.
Passerai molto tempo a scuola e con i tuoi colleghi. Quando arrivi in un posto nuovo ricordati che ti stai inserendo in gruppi già consolidati o che stai sostituendo/rimpiazzando altre persone: fatti spazio con calma, cerca l’aiuto e il confronto con gli altri per entrare in sintonia ci vuole tempo.
No, essere un insegnante non riguarderà solo le ore in cui starai in classe.
Le ore in classe sono solo una parte degli impegni. Poi ci sono le riunioni del plesso/dell’istituto, i colloqui, la programmazione, i vari incontri con esperti-genitori-colleghi-dirigente, la correzione dei quaderni/verifiche, compilare il registro, preparare le lezioni e i materiali . . .
I tuoi problemi devono rimanere fuori dalla porta.
Avendo a che fare con altre persone, bisogna ricordarsi che qualsiasi problema personale abbiamo non dobbiamo riversarlo sui nostri studenti e sulle nostre studentesse che non c’entrano niente.
Insegnare è un lavoro e come in tutti i lavori ci saranno dei giorni duri, difficili e pesanti, ma anche giorni facili, con sorrisi e risate. Per me è il lavoro dei sogni, il mio cammino è stato tortuoso, ma l’ho voluto con tutte le mie forze perchè, come dice un vecchio detto
se fai il lavoro che ti piace ti sembrerà di non lavorare neppure un giorno.
Una delle competenze base che si acquisisce a scuola è saper leggere.
Tutti imparano a leggere. L’analfabetismo ( l’incapacità di leggere e scrivere) nei paesi sviluppati riguarda una percentuale molto piccola di persone e si tratta di un fenomeno residuale, ovvero si tratta principalmente di quelle persone che avrebbero dovuto frequentare la scuola quando ancora non c’era l’obbligo.
In italia il fenomeno dell’analfabetismo è molto basso infatti riguarda circa lo 0,6% della popolazione.
Invece è preoccupante la percentuale di analfabeti funzionali, ma quella è un’altra storia e ne riparleremo, forse.
La scuola e la lettura
Il primo anno di scuola primaria lo scopo è insegnare ai bambini a leggere e a scrivere. Entro la fine della seconda bambini e bambine, in genere, arrivano a padroneggiare abbastanza bene entrambe le attività.
Ma saper leggere non basta. Bisogna saper leggere con una certa intonazione, con una certa velocità scandendo le parole ma non troppo. Tutto giusto ma . . .
Qualcosa non va
Per quanto la lettura rivesta un ruolo importante, direi essenziale per la vita di tutti i giorni, a scuola spesso si pretende senza dare il buon esempio.
I bambini e le bambine ci osservano, ci studiano e fanno loro il nostro comportamento. Le parole che diciamo e ciò che ci aspettiamo da loro devono trovare riscontro in quello che facciamo noi adulti.
Ci sono molte attività legate alla lettura. Attività scolastiche ed extra perchè dobbiamo far passare il messaggio che leggere non è semplicemente un compito che la maestra e il maestro ci chiedono di fare, ma un’attività piacevole.
Ad esempio c’è il progetto Leggimi Forte o gli incontri realizzati dalle biblioteche e, attività piacevole e insostituibile : la favola della buona notte.
A me piace trovare 10 minuti ogni giorno per leggere qualcosa in classe. Che sia legato ad argomenti che stiamo affrontando oppure no, che sia un brano o un libro, l’importante è leggere.
Leggere non è un obbligo
Un altro grande errore che deriva dalla scuola è l’idea che l’unica cosa valida da leggere sia un libro.
Niente di più sbagliato!
Ci sono libri, ci sono fumetti, ci sono graphic novel (anche se più adatte ad un pubblico adulto), ci sono riviste e quotidiani.
Ciò che la scuola dovrebbe far passare non leggere = libro, ma leggere quello che ci interessa anche fossero raccolte di barzellette.
‘ Ognuno di noi è un lettore, qualcuno non ha ancora trovato il suo libro preferito’
Luglio è iniziato, gli esami sono finiti. . . via con le vacanze estive. E’ adesso che gli e le insegnanti hanno veramente tempo libero.
Come sfruttarlo al meglio?
La tentazione principale, lo sappiamo tutti, è dedicarsi al niente. Per qualche giorno fa bene, poi iniziamo a non sapere cosa fare, a non ricordarci che giorno è e capiamo che dobbiamo tenerci occupati.
La tentazione di pensare alla scuola è forte. E’ adesso, con la mente e la giornata libere, che ci vengono in mente quelle bellissime attività che avremmo potuto fare; come avremmo potuto rispondere a quella persona o come avremmo potuto gestire quella situazione…
NO! Fermatevi subito!
Le vacanze servono intanto per riposarsi e staccare un po’ la mente.
Ecco qualche consiglio su come passare questi giorni in attesa che ricomincino gli impegni scolastici.
COME ARRIVARE PREPARATI A SETTEMBRE
Riposatevi. Per una settimana staccate la spina, togliete la sveglia, archiviate tutte le chat scolastiche.
Organizzate. Il materiale di scuola è sul mobile di salotto, sul comodino. . .? Mettetelo a posto, in una libreria (come ho fatto io la scorsa settimana – ‘La libreria‘), in un mobile, dentro delle scatole. Non averlo sempre sott’occhio gioverà al vostro relax.
Divertitevi. Si, so che c’è il collega o la collega che ha già pianificato l’intero a.s. 2022/2023, ma non siamo tutti uguali. Andate a cena fuori, al mare o in montagna, riprendete in mano quel passatempo che durante i mesi di scuola lasciate indietro.
La famiglia .
Gli amici.
Vacanze. Partite. Che sia una gita fuori porta, un weekend nella città vicina o una settimana all’estero, ma partite. Da soli, in compagnia.
In-formatevi. Adesso che non abbiamo aggiornamenti di graduatorie sul collo, cercate corsi che possano interessarvi, che possano accrescervi personalmente e/o professionalmente. Personalmente non vedo l’ora che esca il calendario di Stefania-nonchiamatelamaestra.
Viziatevi. Fate qualcosa solo ed esclusivamente per voi. Regalatevi qualcosa che volete da tempo o qualcosa che avete appena visto e vi mette allegria.
Leggete. Qualsiasi libro a patto che non abbia niente a che fare con la scuola.
Trovate un buon proposito da seguire nei mesi di scuola: un qualcosa a cui non siete riusciti a dedicare molto tempo e che vi impegnate di non abbandonarlo fino alla prossima estate.
L’estate sta finendo, ma abbiamo sempre qualcosa da fare
A scuola dobbiamo tornare, perciò prendiamoci l’ultima settimana di agosto per prepararci.
Kit dell’insegnante. Preparate e organizzate tutto ciò che pensate possa servirvi per il prossimo anno scolastico: dalla borsa/zaino, alla borraccia, agli outfit.
A.s. 2022/2023. Iniziamo a tirare giù qualche tappa fissa di ciò che vorremmo affrontare con gli alunni e le alunne. Dagli argomenti alle attività, perfino le uscite/la gita, tutti i punti base senza scendere troppo nel dettaglio perchè lo sappiamo: il viaggio sarà bello se sapremo adattarlo alle risposte dei bambini e delle bambine perchè ci condurranno verso strade che non avevamo lontanamente preso in considerazione.
Come vi ho anticipato lo scorso mercoledì, questa è stata la settimana del riordino delle librerie e, in generale dei materiali che utilizzo per la scuola.
Ho iniziato lunedì e finito ieri. Quattro giorni di duro lavoro. Prima di iniziare pensavo che la parte peggiore sarebbe stata separarmi da alcuni materiali cartacei che avevo creato io e alcune schede che ritenevo fondamentali. Bè, niente di più sbagliato. Ho fatto un decluttering abbastanza profondo e diversi materiali cartacei li ho digitalizzati rendendoli così sempre a disposizione e condivisibili (santo google drive!) e rivisitati per farsi si che fossero più chiari e inclusivi.
Come è finita?
Più o meno in questo modo.
Ho diviso i materiali per tipologia.
Libreria 1Libreria 1 e 2Libreria 2
Cosa me ne faccio di tutto questo materiale?
A volte niente. Infatti, seguendo i più classici schemi del decluttering, ho preso in mano ogni libro, ogni scheda, ogni materiale e ho penssato all’ultima volta che mi è stato utile.
Non usato, perchè difficilmente ripropongo una stessa attività a classi differenti: cerco di personalizzare il più possibile materiale e percorso in base ai bambini e alle bambine che ho davanti.
I materiali che conservo li tengo come base, guida diciamo. Di alcuni ne ho varie versione, altri non li ho mai utilizzati. Magari li ho visti utilizzare da colleghi e colleghe e ho pensato che avrebbero potuto essere utili.
Quindi cosa ho fatto questa settimana? Ho preso in mano i materiali che avevo e ho pensato quale fosse stata l’ultima volta che mi erano stati utili.
Sono partita dai materiali per la classe che avevo, una quarta.
mi sono serviti quest’anno?
sono stati utili a colleghi o colleghe?
avrei potuto utilizzarli ma qualcosa (tipo quarantena o simili) me lo ha impedito?
Se rispondevo ‘sì’ ad almeno una di quelle domande lo tenevo, altrimenti ‘ciao, è stato bello lavorare insieme ma non mi servi più’.
Sono passata poi ai materiali per altre classi.
quando ho affrontato questa classe l’ultima volta mi è stato utile?
è stato utile a colleghi o colleghe?
Se una delle due domande trovava una risposta affermativa lo tenevo, altrimenti via.
Ho buttato molte cose, alcune mai utilizzate. Molte schede le ho riciclate creando blocchetti per appunti e altre le ho digitalizzate (lavoro lungo che in realtà non è ancora finito). Ho sicuramente più ordine nella libreria che corrisponde anche a più ordine mentale per me. A volte troppo materiale (e credo ancora di averne da dar via) crea solo confusione.
Nella mia libreria ho alcuni testi per le classi 1/2/3 e 4/5 che ritengo molto validi adesso, sopratutto perchè parlano in modo migliore di alcuni argomenti. Un giorno troverò il libro perfetto che li racchiude tutti!
Manca una tipologia di libro : le guide. Prima di iniziare ad insegnare credevo che le guide sarebbero state dei volumi essenziali nel mio lavoro, adesso le considero solo schede preconfezionate che non capisco come possano adattarsi ai vari percorsi che un insegnante decide di seguire nella propria classe. Personalmente gli esercizi sui libri di testo mi bastano ed avanzano, altre schede non le trovo utili. Meglio impiegare quel tempo in attività manipolative e laboratoriali.
Voi avete delle librerie di scuola? Come sono organizzate?